La storia del colibrì fornisce una bellissima visione dell'importanza che quando si è uniti, quando le persone uniscono le forze per un causa nobile allora qualsiasi difficoltà è superabile.
Storia bellissima che riproponiamo per un mondo migliore......
Oggi raccontiamo una bella favola che evidenzia un valore umano molto importante di cui il progetto sociale “L’Angolo Del Computer” http://settecamini.blogspot.it/2013/03/langolo-del-computer-una-vera-realta.html si basa, uno dei tanti valori su cui è stato avviato questo progetto. Il valore che insieme si può fare, come si è visto pochi giorni fa con la realizzazione della sala computer presso il centro anziani Casal Bertone http://settecamini.blogspot.it/2015/04/nuova-sala-computer-al-centro-anziani.html in cui sostenitori, volontari e comitato di gestione hanno collaborato per migliorare tale struttura e realizzare una bella sala computer.
Qualcuno di voi conoscerà la favola “la storia del colibrì, insieme si può fare”, una favola africana.
Non conoscendola questa bellissima favola, abbiamo effettuato delle ricerche su internet, anche se abbiamo notato diverse interpretazioni, ma tutti con lo stesso intento, il valore del “Insieme si può fare”.
Prima di raccontare la storia, vogliamo ringraziare Fiammetta, che grazie a lei si è scoperta questa bellissima favola, che riteniamo importante perché contiene uno dei tanti valori di cui fa parte il nostro progetto sociale “L’Angolo Del Computer”.
Proprio grazie al nostro progetto che abbiamo conosciuto Fiammetta, un progetto che vogliamo far conoscere a diversi comuni italiani, così Fiammetta lavorando per un Comune italiano nell’assessorato alle politiche sociali, è nata una bella amicizia e confronto sui problemi reali della nostra società.
Riteniamo importante anche il confronto e lo scambio di esperienze perché in questo modo si cresce e si impara.
Un grazie a Fiammetta per questa segnalazione e ci auguriamo che sempre più persone si impegnano per un mondo migliore, in fondo come vuol dire la favola “Insieme si può fare”.
La favola :
Narra un'antica leggenda africana che un giorno come tanti, in una foresta africana, per l’eccessiva calura scoppia, all’improvviso, un incendio.
Di fronte all'avanzare delle fiamme, tutti gli abitanti, terrorizzati come non mai prima, leone in testa, che pomposamente si fregia del titolo di “re”, si danno subito alla fuga, pur di non correre il rischio di morire arrostiti tra le fiamme.
Mentre il fuoco distruggeva ogni cosa senza pietà. Leoni, zebre, elefanti, rinoceronti, gazzelle e tanti altri animali cercarono rifugio nelle acque del grande fiume, ma ormai l'incendio stava per arrivare anche lì.
Tutti discutevano animatamente sul da farsi, l’unico a non fuggire è un piccolo colibrì che in volo, con una goccia d’acqua nel suo becco, non solo non si allontana ma penetra all’interno della fitta vegetazione con l’intento di riuscire, se ce la fa, a spegnere il fuoco che divampa. Il fuoco non se ne accorse neppure e proseguì la sua corsa sospinto dal vento.
Il colibrì, però, non si perse d'animo e continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una piccola goccia d'acqua che lasciava cadere sulle fiamme.
Il leone allora che, di lontano, intanto osserva la scena, si rivolge con sarcasmo baldanzoso all’uccello e gli dice :
"Cosa stai facendo?" “Ma cosa credi di fare? Non vedi che la foresta sta bruciando ?”.
L'uccellino gli rispose: "Cerco di spegnere l'incendio!".
Il leone si mise a ridere: "Tu così piccolo pretendi di fermare le fiamme?" e assieme a tutti gli altri animali incominciò a prenderlo in giro. Ma l'uccellino, incurante delle risate e delle critiche, rispose: "Faccio la mia parte" si gettò nuovamente nel fiume per raccogliere un'altra goccia d'acqua.
A quella vista un elefantino, che fino a quel momento era rimasto al riparo tra le zampe della madre, immerse la sua proboscide nel fiume e, dopo aver aspirato quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava ormai per essere divorato dal fuoco.
Anche un giovane pellicano, lasciati i suoi genitori al centro del fiume, si riempì il grande becco d'acqua e, preso il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle fiamme.
Contagiati da quegli esempi, tutti i cuccioli d'animale si prodigarono insieme per spegnere l'incendio che ormai aveva raggiunto le rive del fiume.
Dimenticando vecchi rancori e divisioni millenarie, il cucciolo del leone e dell'antilope, quello della scimmia e del leopardo, quello dell'aquila dal collo bianco e della lepre lottarono fianco a fianco per fermare la corsa del fuoco.
A quella vista gli adulti smisero di deriderli e, pieni di vergogna, incominciarono a dar manforte ai loro figli. Con l'arrivo di forze fresche, bene organizzate dal re leone, quando le ombre della sera calarono sulla savana, l'incendio poteva dirsi ormai domato.
Sporchi e stanchi, ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare insieme la vittoria sul fuoco.
Il leone chiamò il piccolo colibrì e gli disse: "Oggi abbiamo imparato che la cosa più importante non è essere grandi e forti ma pieni di coraggio e di generosità. Oggi tu ci hai insegnato che anche una goccia d'acqua può essere importante e che «insieme si può» spegnere un grande incendio. D'ora in poi tu diventerai il simbolo del nostro impegno a costruire un mondo migliore, dove ci sia posto per tutti, la violenza sia bandita, la parola guerra cancellata, la morte per fame solo un brutto ricordo".
La storia del colibrì è abbastanza nota, come i più sanno, e appartiene ad un ciclo di antiche favole africane.
E, come tutte le favole, include ovviamente una morale.
E la morale, che è applicabile a un contesto africano ma non solo, è soltanto una modesta proposta di strategia per chi l’ ascolta, che potremmo denominare “strategia del colibrì”.
In poche ma efficaci parole si sottolinea nel racconto che tutti, basta che siano disponibili a “fare”, possono dare un apporto, modesto per quanto esso sia, per cambiare in meglio le “cose”.
Per rendere cioè il mondo, tanto nel vicino che nel lontano, migliore di come è.
Ma perché questo sia, bisogna crederci nella “strategia del colibrì”.
E con parecchia umiltà.
E, soprattutto non lasciarsi mai scoraggiare da chi ha già deciso in partenza che non c’è alcun rimedio al disastro.
Insomma è l’impegno dei piccoli gesti quotidiani che fa il mondo e che, molto più spesso di quanto s’immagini, può tramutare anche ciò che è male in bene.
Ed è un impegno, che è fatto di perseveranza.
Esempi, certamente, ce ne sono a iosa.
Ma non starò qui a elencarli.
Per non togliere il piacere della “scoperta”.
Posso, semmai , aggiungere che, per il momento storico che tutti si sta vivendo, e a ogni latitudine, non è mai troppo il tempo di fermarsi a riflettere sull’operato del “nostro” colibrì e, soprattutto, sulla sua strategia.
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