sabato 13 dicembre 2014

Alla scoperta del Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini


Ieri ci siamo recati a visitare il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”, ubicato nel quartiere dell'Eur, in Piazza Guglielmo Marconi, al civico 14, dove ci attendeva il soprintendente dott. Francesco di Gennaro.

Il Museo fu inaugurato il 14 marzo 1876 dall'archeologo e paletnologo Luigi Pigorini (1842-1925) nel centro della città, in un'ala del Palazzo del Collegio Romano edificato alla fine del Cinquecento dalla Compagnia di Gesù. Successivamente fu trasferito all'Eur tra il 1962 e il 1977. Qui ha conservato la sua originaria organizzazione in due settori: uno dedicato alla Paletnologia (scienza che studia la cultura delle civiltà umane preistoriche) e uno all'Etnografia (scienza descrittiva delle forme di vita sociale e culturale dei gruppi umani).

Abbiamo potuto camminare all'interno del settore della preistoria e nelle tre sezioni del settore etnografico (Africa, Oceania, America del Sud e Centrale), ammirando gli oggetti in essi conservati. 

Fin dalla sua fondazione il Museo "Luigi Pigorini" ha svolto una fondamentale funzione di promozione e di coordinamento degli scavi dei siti preistorici italiani. Presso di esso inoltre si svolsero dei corsi della prima cattedra universitaria di Paletnologia istituita in Italia. Importante inoltre fu anche la sua costante e straordinaria attività di divulgazione scientifica con la creazione, nello stesso anno di fondazione del Museo, di una delle prime riviste europee dedicate alle discipline preistoriche, il Bullettino di Paletnologia Italiana.


Inoltre l'Istituto, nato come semplice Museo, successivamente viene inglobato in una Soprintendenza.
A tal proposito abbiamo chiesto al Soprintendente Francesco di Gennaro il significato della denominazione Soprintendenza e in particolare quello di Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico L. Pigorini.  

Il nome Soprintendenza – ci spiega il dott. di Gennaro - indica semplicemente che un luogo del Ministero della cultura è sede di un dirigente denominato Soprintendente. I dirigenti nell'ambito dell'amministrazione dei beni culturali, e che quindi si occupano della tutela dei beni, si chiamano tradizionalmente Soprintendenti.
Per quanto riguarda nello specifico la denominazione di Soprintendenza al Museo Nazionale preistorico ed etnografico L. Pigorini essa sta a indicare che ivi si curano aspetti che riguardano la mission del Museo, a un livello piuttosto elevato, cioè non solamente per la cura delle collezioni del museo e quindi con l'attenzione rivolta al numero delle persone che viene e al far funzionare le attuali esibizioni stabili e temporanee di materiali, ma anche attraverso contatti paritetici con enti equipollenti di altre nazioni.
Bisogna pensare infatti che le competenze sono amplissime perché ci occupiamo di preistoria e quindi abbiamo rapporti con tutti gli enti che si occupano di preistoria in Europa ma anche nel mondo. Per quello che riguarda la parte etnografica abbiamo sezioni riguardanti: l'Oceania, l'Oriente (una importante collezione che però non può essere esposta per problemi di spazio), l'Africa e l'America centrale e del Sud. Quindi abbiamo rapporti con un'infinità di nazioni e da questo punto di vista la gestione è più impegnativa, di più alto livello di quella di un Museo di interesse locale e per questo risultiamo Soprintendenza.
Tempo fa era stato pensato per questo Istituto un ruolo di Soprintendenza alla preistoria a livello nazionale, con competenze specifiche di indirizzo e di tutela per tutti i ritrovamenti preistorici nel territorio italiano chiamandola Soprintendenza Speciale alla preistoria e all'etnografia.
Poi, circa 30 anni fa sono stati emanati concorsi specialistici per archeologi preistorici che sono così entrati nell'Amministrazione. Quindi le Soprintendenze territoriali (una per ogni regione d'Italia, salvo poche eccezioni), hanno avuto ognuna uno o più archeologi preistorici nella loro sede e di conseguenza non era più necessario riferirsi ad un organo centrale per la preistoria. D'altra parte forse è giusto che le Soprintendenze territoriali siano autonome per tutti gli aspetti e purché le persone siano qualificate e possano fare da sole.
La funzione di Soprintendenza nazionale al di sopra del territorio specifico di Roma, oggi implica coordinamento di operazioni particolari, l'organizzazione di grandi ricerche complessive di preistoria e la consulenza. Anche perché nel frattempo, con un altro concorso, sono stati assunti 15-20 anni fa, un gruppo di ulteriori archeologi specialisti e si è creata una task force che poteva intervenire su problemi specificamente preistorici e un po’ sovradimensionati rispetto a quelli che poteva risolvere una Soprintendenza territoriale.
Per esempio un caso importante in cui è intervenuto il nostro staff riguarda gli scavi dell'area NATO a Gricignano, vicino ad Aversa come scavi su grandissimi progetti di lavori pubblici. Poi resta molto valida la prestazione di opera da parte nostra per quello che riguarda i laboratori e le analisi specialistiche. Infatti siamo organizzati per interventi sui materiali, lo studio delle ossa sia umane sia animali, cioè i resti faunistici, e per i reperti paleobotanici.
È molto difficile che una Soprintendenza territoriale, come quella ad esempio del Friuli o del Molise, possa organizzare e gestire laboratori in grado di esaminare ossa di defunti, di uccelli, di mammiferi, di animali preistorici, di semi, di legni, di stoffe. Da questo punto di vista il nostro Istituto può di fatto intervenire come punto di raccolta e di elaborazione di questi dati e specialmente come ente di consulenza per tutte le Soprintendenze territoriali.
Nella riforma attuale si tende infatti a eliminare il ruolo di Soprintendenza del Pigorini, a farlo diventare semplicemente un museo.

A novembre entrerà, infatti, in vigore la riforma dei Beni culturali che prevede una vera rivoluzione dell’organizzazione del Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), tra cui il taglio di un certo numero di dirigenti e la separazione netta delle Soprintendenze dalla gestione dei musei, che dipenderanno dalla nuove Direzioni generali, che avranno ora compiti amministrativi e non più superiori alle Soprintendenze locali.

Secondo Luigi Pigorini “lo scopo di un Museo fallisce in gran parte quando questo non sia un laboratorio ove si mettano in comune le fatiche degli studiosi per far progredire la scienza in servizio della quale è nato”. Nel tempo, infatti, l'Istituto ha sviluppato intorno al Museo la sua vocazione di laboratorio di ricerca multidisciplinare. In esso sono confluite la ricerca archeologica, etnografica e antropologica.
In particolare all'interno della Soprintendenza vi sono il laboratorio di Archeozoologia, Antropologia fisica, Paletnologia, Conservazione e Restauro.

A parte quelli che nascono come impiegati – ci risponde il Soprintendente -, funzionari amministrativi, gli altri come noi sono persone interessate specialmente alla parte scientifica, ai risultati delle ricerche e quindi concepiscono il museo o la soprintendenza o qualsiasi ente afferente ai beni culturali a cui essi appartengono come un luogo dove si fa studio e ricerca e non soltanto un freddo luogo di conservazione come a volte sono i musei.
Riguardo a ciò che esponiamo poi, non si tratta del prodotto singolo che l'uomo ha voluto fare come oggetto d'arte. A volte si, alcuni oggetti hanno anche valore artistico. Ma noi esponiamo i significanti di messaggi inconsci dell'uomo. Ad esempio i vinaccioli dell'uva possono avere in sé un valore enorme perché ci dicono che in un certo posto, in un certo periodo, molto spesso migliaia di anni avanti Cristo, già si coltivava la vite e si coltivava in certe forme. Questo può valere anche per delle ossa di pollo che, se ritrovate in un contesto dove è molto importante attestare che allevavano già il pollame, allora può essere significativo esporle.
Noi abbiamo resti sia di oggetti di artigianato, sia strumenti, ma sia quelli che sono resti di pasti, frammenti addirittura di formaggio. Così abbiamo ossa di animali che ci dicono 4 o 5mila anni fa nel Lazio che tipo di animali c'erano, che tipo di clima e anche che tipo di alimentazione avevano questi gruppi. Inoltre sulle ossa si trovano i segni dei coltelli con cui venivano macellati e da questi si capisce il livello tecnologico e anche di nutrizione che avevano gli antichi e anche i moderni.
L'archeologia è un modo, un ramo dell'antropologia che studia l'uomo essenzialmente dai suoi resti, dai reperti, che sono gli oggetti, ma di solito rotti, buttati via, desueti, finiti, dai quali noi invece riusciamo a ricostruire l'uso e quindi moltissime altre valenze, attitudini della società.
Lo stesso tipo di studio si può fare anche su una società contemporanea, moderna, ed è anche interessante.
L'indagine preistorica è complessa ed è importante dunque che esista un centro a livello nazionale che sappia condurla, sia autonomamente sia per indicare alle altre Soprintendenze come certe ricerche vanno fatte. Dal punto di vista dello studio dei corpi, generalmente presi da tombe, necropoli, qui al Pigorini abbiamo materiali che vengono dall'età del rame del nord Italia, da età romana di Pompei. Studiamo materiali di età orientalizzante dell'isola d’Ischia, quindi siamo un Centro molto attivo e molto competente che riesce a dare molte informazioni su questi materiali di tutta Italia. E questo avviene sia per la parte antropologica, sia per la parte faunistica e paleobotanica e sia per quelle che sono le indagini tecniche come gli scavi subacquei per i quali siamo stati all'avanguardia per anni. Gran parte del materiale presente in una sezione qui infatti viene da sotto 5-6 metri d'acqua, nel lago di Bracciano, dove un villaggio venne sommerso.


Dal 2001 la Soprintendenza fa parte della rete European Ehtnology Museum Directors Group che unisce i direttori con lo scopo di scambiarsi esperienza e collaborazione nell'organizzazione di laboratori scientifici ed eventi culturali per un ripensamento delle rispettive missioni socio-culturali


Possono essere reti europee, mondiali - ci spiega il dott. di Gennaro - dove si partecipa e si concorre per far migliorare quelli che sono i punti di riferimento per l'attività. I rappresentanti di questa rete si riuniscono almeno una volta all'anno per dare conto di quelli che sono i cambiamenti di indirizzo, i progressi, e quindi per cercare di assestarsi su livelli che sono sempre migliori. C'è uno scambio di idee e di opinioni. Noi siamo a un certo livello, ma quello che ci penalizza moltissimo è la crisi generale che in Italia si ha particolarmente in questo tipo di attività e di strutture per cui se noi non ci espandiamo, non acquistiamo cose nuove, non abbiamo spazi nuovi o vetrine nuove per esporre le cose, quando andiamo in questi posti andiamo più con il ruolo dell'allievo che dell'insegnante. Mentre invece noi abbiamo potenzialità tali per cui potremmo insegnare alla maggior parte degli altri. Ma la realtà è che a volte non ci sono neanche i mezzi per andare a questi convegni e riguardo alle novità da un punto di vista dell'esposizione, quindi della presentazione al pubblico, le riusciamo a realizzare quasi sempre con progetti sostenuti dai finanziamenti per esempio europei, perché con i fondi del Ministero non riusciamo più a fare nulla se non la minima sopravvivenza.

In una società multiculturale che cresce sempre di più un Museo che si occupa di etnografia ha un ruolo importante nel diffondere l'interesse e l'apertura verso culture diverse.
Bisogna considerare però che, nonostante questo, il museo non interessa a tutti, come ci sottolinea il dott. di Gennaro, perché la società ha molte altre offerte. I fruitori dei musei sono abbastanza pochi, sono a un livello intermedio della società, a un livello intermedio culturale. Allora per questo è importante trovare dei modi per far tornare le persone.
Ecco quindi che il museo non deve essere un'esposizione statica e immutabile, ma deve crescere e cambiare nel tempo. Quindi può fare delle mostre, cambiare anche quella che è l'esposizione fissa, mettendo dei materiali trovati ex novo, restaurati. Un altro modo è per esempio quello di utilizzare delle nuove tecnologie, facendo anche divertire le persone, facendole interagire, diventare sempre più protagoniste. Per esempio ai non vedenti si fanno toccare degli oggetti e così via... 
Il Museo deve continuare a mantenere una sua politica e una decisione interna e centralizzata, ma è importante che cresca, perché crescono le conoscenze, cambia la società e con essa cambiano le domande e ciò che ci si aspetta dal museo e cambiare vuole spesso dire cercare di migliorarsi.

La tecnologia in tal caso aiuta molto. Il sito web offre un valido contributo nel comunicare al pubblico gli eventi e le novità legate all'attività svolta dall'Istituto. Il funzionario per la promozione e comunicazione Gianfranco Calandra si occupa di gestire il settore della grafica ed editoria e i servizi di informazione e comunicazione al pubblico, quindi i social network e il sito del Museo che viene fatto in loco, senza dipendere da esterni ed è visionato da circa 500-700 utenti a settimana. A sua volta la mailing-list attualmente conta 2.500 iscritti su un totale di 6.000 indirizzi che riguardano istituti, ambasciate, giornalisti sia di carta stampata che on line e altre soggetti. Si tratta di un settore che va avanti da almeno 15 anni.

Riguardo alle nuove iniziative realizzate con l'uso di tecnologia all'avanguardia, nei giorni 11 e 12 giugno 2014, il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” e il Museo Nazionale d'Arte Orientale 'Giuseppe Tucci' di Roma hanno presentato al pubblico i nuovi percorsi multimediali realizzati con il progetto Al museo con... Patrimoni narrati per musei accoglienti.
Il progetto rappresenta una nuova possibilità di accedere alle collezioni con nuove tecnologie.
Il prodotto consiste in un'applicazione web su un tablet con tecnologia Android, che dà accesso a 6 percorsi guidati, 3 per ciascun museo. Con il tablet consegnato gratuitamente all'ingresso dei due Musei il pubblico può seguire i percorsi in totale autonomia, puntandolo sui marker sensibili collocati nelle sale espositive.
I narratori presentano il proprio percorso in brevi clip, registrate presso i teatri di posa dell'Istituto di Istruzione Superiore Roberto Rossellini.  Alle clip sono stati affiancati materiali testuali e iconografici di varia natura che arricchiscono il prodotto finale di contenuti extra.
Inoltre il progetto ha previsto anche la realizzazione di un percorso imputato ai sordi, che ha richiesto un parallelo impegno nella implementazione del Dizionario LIS/Italiano.

Il funzionario per la promozione e la comunicazione, Gianfranco Calandra, che ci ha accompagnato nella visita del Museo, ci spiega nei dettagli il progetto.

Rispondemmo a un bando della Direzione generale della valorizzazione per un finanziamento a progetti di valorizzazione dei beni culturali con nuove tecnologie. Il Museo presentò il progetto “Al museo con. Patrimoni narrati per musei accoglienti”.
In realtà, continua Calandra,  l'approccio di “Al museo con...” non è solamente tecnologico. Il progetto nasce da una coprogettazione con 13 partner, con un lavoro di 2 anni, svolto con rappresentanti delle diaspore africane e del Perù, ma anche del Tibet e dell'Afghanistan perché è coinvolto anche il Museo d'Arte Orientale di Roma. È dunque un lavoro importante dei due musei etnografici che fa capire come, partendo dall'oggetto del museo e tramite un percorso narrato, si arrivi a raccontare un’esperienza personale a questo legata.
Ad esempio i ragazzi afghani hanno preso a pretesto l'elemosiniere esposto al Museo d'Arte Orientale 'G. Tucci' per parlare del concetto di elemosina nell'Islam. Oppure, i ragazzi della scuola Manin, che è una scuola dell'Esquilino molto portata verso il multiculturalismo, hanno preso spunto dagli strumenti musicali. Si tratta di storie narrate che nascono proprio da una sceneggiatura, da un lavoro fatto a tavolino. Loro hanno avuto libero accesso alle nostre collezioni, e gli abbiamo chiesto “Qual è l'oggetto simbolo che vi crea un'emozione, un racconto?”. Inoltre, il set cinematografico è stato fatto alla scuola Rossellini, per cui i ragazzi dell'ultimo anno hanno lavorato con noi per almeno 4 mesi sulla realizzazione di questi video, ottenendo un credito formativo.
Poi abbiamo usato il tablet e la tecnologia della realtà aumentata perché oggi questo c'è. Forse 15 anni fa avremmo usato l'audioguida. Per questo ripeto che l'aspetto tecnologico è venuto dopo nel progetto. Nel momento in cui è nato sapevamo che c'erano nuove tecnologie, come la “realtà aumentata” che si adattavano al nostro progetto. Quando lo abbiamo concluso, la mia sezione ha partecipato agli ultimi 3 mesi, ci siamo chiesto “qual è oggi la tecnologia che ci permette di presentare al meglio questo progetto?” perché le tecnologie in pochi mesi si rinnovano, cambiano, si evolvono. Non a caso abbiamo già avuto un aggiornamento importante nel software e adesso dobbiamo rivedere il progetto. Proprio per questo anche sul sito (www.almuseocon.beniculturali.it) è presentato come progetto sperimentale e ai visitatori chiediamo una partecipazione attiva con un questionario che ci consegnano alla fine del percorso dove segnalano i pro e i contro del progetto oppure quello che li ha stimolati di più o quali sono i passi successivi ad un'operazione di questo genere. Questo ci interessava veramente tanto.

Un problema fondamentale è capire per esempio il percorso in lingua LIS (Lingua Italiana dei Segni). Rendere accessibile a tutti il museo, creare percorsi senza “barriere”. E poi al di là delle narrazioni c’è la scheda di catalogo dell'oggetto fatta internamente e “Per saperne di più”, elementi di corredo che possono andare da una galleria fotografica a informazioni integrative. Questo è nel valore del museo, al di là delle narrazioni. Abbiamo un sito “al museo con...” che si è formato durante il progetto, per cui noi mettevamo in corso d'opera tutti gli articoli e le foto.
Il progetto si è sviluppato nel 2013 dalla costola di un progetto che già era nato nel 2012 con le comunità sorde e a cui aveva lavorato la nostra funzionaria Alessandra Serges. Il problema è che nella lingua LIS ci sono alcuni termini non specificati: ad esempio per stratigrafia che in italiano ha un senso, in lingua LIS non c'era un segno che la rappresentasse, per cui si è lavorato con l'ente nazionale per i sordi, con la cooperativa Kiasso che fa turismo culturale, con il settore Icom Italia di accessibilità ai Musei proprio per trovare nuovi segni. 
Il progetto “Al museo con...” non è finito con la presentazione al pubblico, perché continua il lavoro di ricerca. Entro l'anno saremo su Google Store e si potrà scaricare l'applicativo, inoltre è già avviato il progetto di una versione per sistemi Apple.

Il Museo ha realizzato anche dei percorsi tattili e presso la biglietteria è disponibile un lettore cd e un pieghevole per ipovedenti e non vedenti con descritta una visita tattile della sala Africa, al primo piano, e della Sala di Preistoria, al secondo piano. Le due sale hanno le vetrine numerate in braille, oggetti fuori vetrina e schede in braille degli oggetti principali.


I servizi educativi della Soprintendenza progettano, organizzano le attività didattiche del Museo che sono rivolte alle scuole di ogni ordine e grado. La preistoria è infatti base dell'organigramma di lavoro delle scuole, da quelle di prima infanzia a quelle di specializzazione universitaria. Durante l'anno scolastico circa 5 o 6 scuole ogni giorno visitano il Museo e quindi dai 200 ai 300 bambini girano il museo con visite guidate. Vi è un concessionario di servizi aggiuntivi, l'Associazione Amici del Pigorini e Espera, libreria archeologica (applicazione vecchia legge di Ronchei) che si occupa sia della gestione della didattica nei confronti delle scuole, su una base di indicazione fornita dai Servizi educativi della Soprintendenza, che hanno la responsabilità del progetto didattico che il concessionario deve svolgere, e sia del bookshop con in vendita le pubblicazioni del museo o pubblicazioni legate comunque ai temi del museo, di carattere preistorico ed etnografico.
L'Associazione Amici del Pigorini oltre alla didattica propone attività legate alle famiglie, ai laboratori per i bambini, alla presentazione di libri, oppure di organizzare incontri al museo di altro tipo, di aspetto ludico, come le feste per i bambini con visite tematiche e dei giochi all'interno del museo.
Altre iniziative del Museo sono le partecipazioni ai progetti del MIUR, Ministero pubblica istruzione e ricerca scientifica, a stretto contatto con le scuole dove, nostri collaboratori esterni, svolgono attività di approfondimento dei nostri temi, come ad esempio, dell’antropologia fisica.

Il Museo inoltre aderisce a quello che il Ministero chiama “Turismo Congressuale”. Si possono cioè affittare degli spazi all'interno della struttura, ovviamente pagando delle concessioni d'uso stabilite dal Ministero dei beni culturali e del turismo, e utilizzarli per degli incontri. Non è uno spazio privato. Ogni evento deve essere ledere all'immagine del Museo.

Riguardo ai volontari vi sono tanti collaboratori storici e nuovi che si presentano al museo.
C'è un’associazione che si chiama AUSER, formata da persone ormai in pensione che in cambio di un contributo spese, impiegano il tempo coadiuvando l'attività della vigilanza per quanto riguarda l'indirizzamento e l'ingresso per esempio dei bambini delle scuole.
Più che altro il Museo porta avanti tantissimi stage. Sta infatti nel circuito delle Università per cui i ragazzi che devono fare l'ultimo anno, le famose 150 ore, vengono qui per fare il loro stage.

Ad esempio nei laboratori di antropologia fisica e di archeozoologia ci sono i funzionari che fanno da correlatori delle tesi universitarie. Vi è inoltre il laboratorio di restauro e conservazione che stabilisce poi l'uso e la gestione di certi materiali che potrebbero anche essere a rischio. Qualsiasi cosa deve sempre passare al vaglio del laboratorio.

Oltre ai laboratori la Soprintendenza ha anche una biblioteca specializzata che ha più di 70.000 volumi e un archivio storico cartaceo, fotografico e un patrimonio audio visivo. Questi non sono aperti al pubblico. Sono accessibili agli studenti e agli studiosi. Con Pigorini già c'era l'idea di formare questi archivi e queste ricche collezioni dentro il Museo che nel tempo si sono sempre di più evolute e arricchite.

Come abbiamo detto il museo deve offrire sempre nuovi eventi, come le mostre. Dietro a ognuna di esse c'è un equipe di persone con diverse responsabilità che vi lavora, per offri al pubblico la più ampia informazione.

Terminiamo la nostra visita al Museo, congedandoci dai nostri gentili ospiti e ringraziandoli per le preziose informazioni forniteci.
Ricordiamo che per chi volesse visitare il Museo gli orari e i prezzi:
lunedi-sabato:  9-18
domenica e festivi: 9-13,30

biglietto: 6euro intero – 3euro ridotto  gratis la prima domenica del mese.
Ridotto da i 18 ai 25 anni.

Ingresso gratuito ai cittadini sotto i 18 anni; ai giornalisti, alle guide turistiche, ed eventuale interprete, nell'esercizio della propria attività; al personale del MiBACT; ai membri dell'ICOM; ai docenti e agli studenti delle Facoltà di Architettura, Conservazioni dei Beni Culturali, Scienze della formazione, Lettere o Materie letterarie (indirizzo archeologico o storico-artistico), Accademia di belle arti; ai portatori di handicap e loro accompagnatore; agli operatori delle associazioni di volontariato secondo le convenzioni stipulate con il MiBACT per attività di promozione e diffusione della conoscenza dei beni culturali.































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