mercoledì 29 marzo 2017

Cittadini attivi, quando l’impiegato statale vuole fare la differenza

BUROCRATI

Il racconto di oggi, di cittadini attivi è pieno di amore per il proprio lavoro, passione per servire il proprio paese ma anche la visione veritiera dell’impiegato statale, che tutti conosciamo da fuori, ma che non abbiamo mai pensato di come lo vivono coloro che sono dentro al sistema.
Una pubblica amministrazione, che non solo è fatta di malcostume e corruzione ma anche di forte demotivazione interna, dovuta alla mancata valorizzazione delle persone e perché no, anche dei talenti, e come scrivere Lorenzo, dei possibili eroi che potrebbe esserci.
Un racconto bellissimo, che fa molto riflettere di come il rendimento del personale nei vari enti pubblici può e deve migliorare.
Complimenti a Lorenzo, per la grande passione che ha trasmesso nell’articolo e che possiamo leggere qui https://www.key4biz.it/cittadini-attivi-un-mondo-fermo-dove-il-tempo-e-scandito-solo-dallorologio-marcatempo-dei-tornelli/185432/

4 commenti:

  1. L'articolo di Lorenzo è intimo e a tratti struggente, tutti i dipendenti pubblici dovrebbero leggerlo se non altro per capire da che parte vogliono stare.
    Un ringraziamento particolare ad Emanuele che da sempre a scelto da che parte stare, con l'etica e con i giusti.
    Un caro saluto
    Luca Attias

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    1. Grazie Luca per la stima e questo pensiero. Lorenzo è stato grandioso, un articolo fantastico.
      Grazie di tutto per quello che fate per il nostro paese.

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  2. Perché è così difficile da sempre assimilare ed applicare il concetto di “meritocrazia” nella nostra società ? Schopenhauer affermò che “gli uomini sono intellettualmente miseri, e nonostante tutto non possono né vogliono tollerare alcuna superiorità, non accettano che vi sia uno migliore tra loro e pertanto si sono sempre adoperati per esaltare il mediocre, in ogni ambito, e sminuire chi avesse davvero valore, etichettandolo addirittura come scomodo”. In un Paese come il nostro, che ignora l’etica, si è andata diffondendo e consolidando ormai da troppo tempo l’idea che valutare e premiare il merito e l’efficienza sia un qualcosa di “poco democratico”, addirittura di “borghese”. Eppure è grazie al merito e al talento che possono annullarsi le differenze sociali ed avere le stesse opportunità. Il saggista Roger Abravanel sostiene che “la meritocrazia è un sistema di valori che promuove l’eccellenza indipendentemente dalla provenienza di un individuo”. Premiare ed incentivare il merito, l’equità, l’efficienza e la responsabilità deve essere una priorità assoluta per non depauperare il capitale sociale e distruggere la buona volontà di quanti si impegnano nel quotidiano a qualificare e a innalzare il livello, sia in ambito PA sia nel privato. Se il merito non viene considerato, valutato, e tanto meno premiato, vengono a mancare gli stimoli all’efficienza produttiva e la struttura tende a livellare la sua qualità formativa sempre più verso il basso. Se ci si iscrive ad un master, se si svolge un colloquio di lavoro, se si partecipa ad un bando pubblico, molti sono i fattori che vengono valutati e a cui viene dato un punteggio: le abilità personali, l’intelligenza emotiva, il voto di laurea, la conoscenza dei sistemi informatici o di una lingua straniera, gli attestati di partecipazione ai convegni di aggiornamento, i crediti formativi riconosciuti, le pubblicazioni, la vincita di bandi di concorso, oltre all’esperienza professionale sul campo. Si può uscire da questa situazione, come al solito, solo a condizione di un profondo e forte cambiamento culturale. Come ci ricorda Pericle nel “discorso agli ateniesi”, del 461 a. C.: “Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, non come un atto di privilegio, ma come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.”

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  3. Grazie Fausto per questo tuo pensiero.
    L'articolo è molto importante e speriamo che sia l'inizio del cambiamento nella PA.

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